sabato 16 giugno 2012

Firmate la petizione per l'equo compenso nel lavoro giornalistico

    Il mondo del giornalismo è vicino ad un punto di svolta e questo lo dobbiamo, come risaputo, agli imminenti adeguamenti obbligatori fissati dal Ministro Tremonti nel decreto 138 del 2011 e dalle successive misure previste nel recente maxiemendamento del Governo Monti. La professione del giornalista verrà certificata attraverso l’esame di Stato, per sostenere il quale, i candidati dovranno possedere una laurea e aver svolto un tirocinio di 18 mesi. Chi al 13 agosto 2012 (la “scadenza” fissata da Tremonti nel 138 del 2011), è già iscritto nell’ elenco dei pubblicisti o dei professionisti manterrà il proprio stato. È prevista però una sanatoria per i pubblicisti che lavorano di fatto come professionisti che vogliono sostenere l’esame di stato. La riforma rende obbligatorio per tutti gli iscritti l’aggiornamento professionale in forma continuativa con la modalità dei crediti formativi, secondo quanto viene imposto dal decreto Tremonti.

    A questo "rigore" per l'accesso alla professione giornalistica, da molte parti vista come una delle "caste" italiane (forse anche per questo una delle poche professioni interessate da una "liberalizzazione" come quella del ministero Tremonti )  non si accompagnano però misure adeguate di tutela dei lavoratori del mondo della carta stampata. Questo è ciò che traspare ad esempio dalle esperienze dei giornalisti ed operatori leccesi, da mesi ormai riconducibili allo slogan "L'informazione non è un hobby". La vicenda del licenziamento del Cameraman Vincenzo Siciliano (qui abbiamo ricostruito la sua storia) è stata solo la valvola di sfogo di una situazione tollerata per troppo tempo e che finalmente è venuta allo scoperto. 

    Giovani giornalisti, tecnici di ripresa, montatori e operatori a vario titolo del mondo della carta stampata nel Salento (ma la situazione pare essere così in tutta Italia) firmano con i loro editori contratti precari che spesso vengono disattesi; i ritardi nei pagamenti dei compensi sono all'ordine del giorno, tanto che c'è chi lavora addirittura gratis. Non c'è nessuna possibilità di crescita all'interno delle redazioni dei giornali locali, tanta fatica, pochi soldi e poca riconoscenza. E nessuna possibilità di reclamare i propri diritti con i datori di lavoro, pena il licenziamento. Il mondo del giornalismo leccese è in stato di agitazione da più di un mese riunito idealmente nell' "Assemblea Informazione Precaria" (Qui tutti i dettagli, nel nostro precedente articolo). Ma quali saranno i risultati?

    Da più di una settimana inoltre, al sito www.petizionionline.it è partita la petizione dal titolo "Chiediamo la rapida approvazione della legge sull'equo compenso nel lavoro giornalistico" che riporta lo slogan della protesta leccese ( il riquadro arancio con la scritta "L'informazione non è un hobby") e il testo della petizione indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri, l'On. Mario Monti e al suo vice, il Presidente del Senato, On. Renato Schifani. La petizione, lanciata lo scorso lunedì 11 giugno, ha superato le 150 firme in una sola giornata; ad oggi sono più di 500 le firme per chiedere un equo compenso sul lavoro giornalistico. 


    La petizione, in sostanza chiede di sbloccare il disegno di legge 3233 recante le norme per promuovere l'equità retributiva nel lavoro giornalistico, bloccato presso la Commissione Lavoro del Senato da più di due mesi, dopo il voto della Camera: "L'informazione è un diritto primario dei cittadini, garantito dall'articolo 21 della Costituzione- è l'incipit della petizione- I giornalisti devono assicurarlo per fornire alla società i necessari elementi di conoscenza per una crescita democratica e sociale. Per farlo devono essere liberi da qualsiasi condizionamento, rispondendo solo alla loro coscienza e alle leggi dello Stato. Questa libertà oggi non c'è perché, usando le non contestate difficoltà del settore, la gran parte degli editori sfrutta i giornalisti retribuendoli con compensi da fame che si trasformano di fatto in un ricatto permanente. Pochi euro per articolo non garantiscono né la qualità dell'informazione né la necessaria libertà dei giornalisti.- continuano i promotori della petizione e senza giri di parole si rivolgono al Governo Monti in nome dei suoi obiettivi di ricrescita -
Un governo che vuole creare nel Paese le condizioni per una nuova moralità non può guardare dall'altra parte o, peggio, ostacolare il percorso della legge sull'equo compenso, già approvata dalla Camera dei Deputati con voto unanime e ora ferma al Senato. Il governo non può rendersi complice di questa nuova schiavitù, mentre distribuisce milioni di euro di provvidenze ad editori che sfruttano i sogni di migliaia di giovani di tante età e rubano il diritto dei cittadini alla verità- concludono i promotori descrivendo un sistema collaudato di sfruttamento di una professione altamente specializzata, vista ormai come nuovo modello di schiavitù- Con questa raccolta firme le chiediamo uno sforzo affinché la Commissione Lavoro proceda in tempi rapidi all’approvazione della Legge che crediamo sia una risposta morale alla schiavitù del precariato selvaggio."
Firma anche tu la petizione on line qui.  
 

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