lunedì 18 giugno 2012

Giuseppe Bertolucci, un maestro eclettico e fuori dagli schemi


Questa mattina Giuseppe Bertolucci ha salutato Diso e il Salento. Per l’ultima volta. La salma del regista nativo di Parma è stata trasferita a Bari per essere cremata. Bertolucci ha lasciato un vuoto improvviso nella piccola comunità di Diso e in tutto il cinema italiano. Regia e soprattutto sceneggiatura nella sua lunga carriera cinematografica.


Giuseppe Bertolucci respira arte già da piccolo grazie al padre, il poeta Attilio, che contagia anche il fratello Bernardo, autore, tra gli altri, del discusso  “Ultimo tango a Parigi” e de “L’ultimo imperatore”, vincitore di ben nove Premi Oscar nel 1988. Ed è proprio il più famoso fratello a far conoscere il grande cinema a Giuseppe Bertolucci, volendo la sua collaborazione nella realizzazione de “La strategia del ragno” del 1970; il suo esordio come regista è datato invece 1971 con il mediometraggio “I poveri muoiono prima”, mentre l’anno successivo è la volta di “Andare e venire”, film prodotto e realizzato unicamente per la televisione. 


Il 1975 può essere considerato l’anno della svolta nella carriera di Giuseppe Bertolucci; è in quest’anno che, insieme al fratello Bernardo e Franco Acalli, scrive la sceneggiatura di “Novecento”, uno dei capolavori della cinematografia italiana, e inizia il sodalizio con un altro Premio Oscar, l’allora sconosciuto Roberto Benigni. Per il comico toscano, Bertolucci scrive il monologo teatrale “Cioni Mario di Gaspare fu Giulia”, da cui poi fu tratto il film del 1977 “Berlinguer ti voglio bene”, con Benigni sempre protagonista; una commedia anticonvenzionale, proprio come lo spirito artistico di Bertolucci che in questa opera esalta la bellezza femminile. Dopo aver scritto la sceneggiatura di “La luna” di Bernardo nel 1979, l’anno successivo realizza il documentario “Panni sporchi” su commissione del Partito comunista. La bellezza femminile ritorna nel 1984 in “Segreti segreti” dove dirige un cast stellare. Nel 1987 è alla regia del particolare “Strana la vita”, mentre nel 1988 è il regista de “I cammelli” con Diego Abatantuono, Paolo Rossi e Laura Betti. 


Quello che viene considerato il suo capolavoro come regista  esce nelle sale nel 1989: è “Amori in corso”, vincitore del Festival di Salso. Nel 1994 dirige Sabina Guzzanti in “Troppo sole”. Le ultime esperienze nel cinema sono invece “Il dolce rumore della vita” (1999), “L’amore probabilmente” (2001) e “Luparella” (2002). Si diletta anche come attore; compare infatti in “La strategia del ragno” (1970) e in “Bertolucci secondo il cinema” (1976).


 Il suo ultimo lavoro in assoluto risale invece appena allo scorso anno, dove recita a teatro in “Anch’io ero comunista”. E proprio il teatro rappresenta una seconda esperienza che ha dato lustro al talento eclettico di Giuseppe Bertolucci; dirige e scrive la sceneggiatura di “Il patrone del casilino” (1995), “Tino e Tano” (1996), “Segni particolari-Appunti per un film sull’Emila-Romagna” (2003), “Raccionepeccui” (2005) e “Pasolini prossimi nostro” (2006). Dirige invece la ripresa televisiva di spettacoli teatrali quali “Quer Pasticciaccio Brutto de via Merulana” (1998) e “Ferdinando di Annibale Ruccello” (1998).


Avevamo però anche accennato alle collaborazioni con Roberto Benigni; tra i due si era creato un sodalizio che aveva lanciato il comico toscano nel cinema che conta, come lo stesso Benigni ha ricordato a Diso (“Gli devo tutto”). Dopo “Cioni Mario” e “Berlinguer ti voglio bene”, nel 1983 Giuseppe Bertolucci realizza per il comico toscano “Tuttobenigni”, per il quale si occupa di regia, sceneggiatura e soggetto. L’opera si dimostrerà fondamentale per la carriera di Benigni. Il binomio cinematografico continua con le scritture delle scenografie di altri capolavori interpretati dal Premio Oscar de “La vita è bella”: “Tu mi turbi” (1982), “Non ci resta che piangere” (1984) e “Il piccolo diavolo” (1988).


Per anni ha presieduto la Cineteca di Bologna e il suo talento è stato riconosciuto il 18 giugno del 2002 quando, su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri, viene nominato Grand’Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.


In punta di piedi Giuseppe Bertolucci è giunto nel Salento cinque anni fa e in punta di piedi se ne è andato; ciò che ha lasciato, però, è un repertorio di capolavori cinematografici e teatrali che hanno espresso una forte vena artistica non convenzionale, ma che sono intrisi di emozioni e sentimenti umani che solo un uomo di cuore, com’era Bertolucci, poteva descrivere e raccontare con tanta energia e intensità su una pellicola.

Nessun commento:

Posta un commento